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La Bottega del Vasaio

Il blog di don Cristiano Mauri. Di Umanità e di Vangelo.

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Un Dio in consegna.

Novembre 24, 2011 //  by don Cristiano Mauri

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Giovedì Santo 2009

Gio 1, 1-3, 5.10; 1Cor 11, 20-34; Mt 26, 17-75

Era il Figlio di Dio.
Era il re delle genti, il Signore del cielo e della terra, Colui nel quale tutte le cose erano state create e dal quale tutto aveva preso origine.

Di Lui era scritto che sarebbe venuto, che presto sarebbe giunto il suo giorno. E, nella pienezza dei tempi, giunse il suo giorno; ed egli venne.

Era il Figlio di Dio, il Re delle genti.
Si attendeva una grande luce per coloro che camminavano nelle tenebre, doveva essere spezzato il giogo che pesava sulle spalle di Israele, andava ristabilito il trono di Davide.

Si attendeva la nascita di un bimbo di cui si narrava: “Sulle sue spalle è il segno della sovranità, ed è chiamato: Consigliere ammirabile, Dio potente, Padre per sempre, Principe della pace, grande sarà il suo dominio e la pace non avrà fine”.

“Colui che viene dopo di me è più potente di me… – diceva il Battista preannunciando la sua opera – Egli ha in mano il ventilabro, pulirà la sua aia e raccoglierà il suo grano nel granaio, ma brucerà la pula con un fuoco inestinguibile”.

Così infatti fanno i re: cavalcano alla testa di un esercito numeroso, sconfiggono i nemici, distruggono gli avversari, non hanno pietà per chi si oppone al loro cammino

E poi impongono la loro legge con le armi, fanno bottino, riscuotono le tasse, giudicano le contese e puniscono i malfattori, si stabiliscono nella loro reggia e si fanno servire nella loro corte.

E invece Lui, il Figlio di Dio, il re delle genti vaga senza fissa dimora vivendo di elemosina e di ospitalità altrui, ha per esercito solo dodici uomini piuttosto maldestri e qualche donna di buona volontà, usa le armi della predicazione, della compassione e del perdono.

Si lascia scacciare dai villaggi o dalle sinagoghe, si lascia insultare e trattare come un pazzo, annuncia la sua legge e lascia che la rifiutino;,mangia coi peccatori e perdona i loro peccati.

Non si pone come giudice sulle questioni degli uomini, anzi a dire il vero, non giudica mai; sta con tutti, amici e nemici e si consegna alla libertà di chi incontra: si può scegliere, con lui o contro di lui, senza obblighi; addirittura anziché essere servito si mette a servire.

Eppure era il Figlio di Dio, il re delle genti.

I re muoiono in guerra, colmi di gloria per il valore dimostrato e nulla può loro levare l’onore: se traditi lavano l’onta nel sangue, se sconfitti non fuggono in ritirata, se catturati valgono un alto riscatto e se giudicati preferiscono la morte all’offesa del giudizio.

I re sono padroni di sé e del loro Regno, fanno ciò che vogliono e nessuno dispone di loro, neanche della loro morte.

E invece di lui, del Figlio di Dio, del re delle genti, pare che ciascuno abbia fatto ciò che ha voluto. L’hanno accolto e l’hanno rifiutato, l’hanno osannato e l’hanno condannato, l’hanno amato e l’hanno ucciso, l’hanno riconosciuto e l’hanno rinnegato, l’hanno preso e consegnato, l’hanno baciato e tradito.

Ed egli è morto senza onore, consegnato per pochi soldi, rinnegato e consegnato al nemico, riprovato e consegnato al giudice, spogliato e consegnato alla morte, ucciso come un malfattore e consegnato al disonore.

Lui il Figlio di Dio, il re delle genti, pare che l’abbiano preso e se lo siano passato come fosse un un pacco postale: prima Giuda poi Pietro, poi il Sinedrio, poi Pilato…

«Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: Prendete e mangiate; questo è il mio corpo. Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: Bevetene tutti, perché questo è il mio sangue.»
«Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore. Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio».

Egli era il Figlio di Dio il Re delle genti, infatti non ne hanno fatto ciò che hanno voluto.

E’ vero, invece, che Lui ha fatto ciò che ha voluto.

Il Figlio di Dio, il re delle genti, nessuno lo prende, egli decide di lasciarsi prendere (“Rimetti la spada nel fodero” dice a Pietro nel Getsemani).

Il Figlio di Dio, il Re delle genti, nessuno lo consegna, egli decide di lasciarsi consegnare (“Sono io!” disse a coloro che lo cercavano).

Il Figlio di Dio, nessuno lo tradisce, egli si lascia tradire (“Uno di voi mi tradirà” dice nel cenacolo dando poi il boccone del traditore a Giuda).

Il re delle genti nessuno lo rinnega, egli si lascia rinnegare (“Prima che il gallo canti tu mi rinnegherai” disse a Pietro)

Il Re delle genti nessuno lo condanna, egli si lascia condannare (“Tu non avresti nessun potere su di me se non ti fosse dato dall’alto” dice a Pilato).

Al Figlio di Dio, infine, la vita nessuno gliela toglie, ma egli stesso la dà.

Questa è la sua sovranità, questo è il suo Regno, quello di chi non ha altra legge che la carità, il Regno di chi non vive se non facendosi servo altrui e donando la propria vita gratuitamente, il Regno dei Figli di Dio.

La Sua Onnipotenza sta nel saper donare la sua vita proprio a coloro che l’avevano rifiutato; nel perdonare proprio chi lo uccide; nel morire e salvare proprio quelli che non credevano che fosse il Salvatore.

Là dove appare consegnato, Gesù si consegna; là dove appare immobilizzato su una croce compie
l’opera più grande, là dove sembra sconfitto dal sepolcro della morte trionferà la vita.

Questa è la sovranità di Gesù, il Figlio di Dio, il Re delle genti.

In effetti tutta la sua vita è stata un’unica lunga, paziente, fedele e coerente consegna di sé
nell’amore per ogni uomo. Fino alla fine.

Se sei a mani vuote esulta: questa è la tua sera.
Se sei un traditore rallegrati: questa è la tua tavola.
Se sei solo consolati: qui troverai fratelli.
Se sei peccatore gioisci: questo Pane è per te.
Se sei afflitto, coraggio: questo Vino ti solleverà.

Ma se non hai fame e sete, se sei sazio e ubriaco, se non attendi una salvezza…

«Il re entrò per vedere i commensali e, scorto un tale che non indossava l’abito nuziale, gli disse: Amico, come hai potuto entrare qui senz’abito nuziale? Ed egli ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti».

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