Sono nato prete dalla frattura del Pane.
Dodici anni fa. I trentatré precedenti, solo una paziente gestazione.
Si nasce preti da un Pane spezzato.
Si viene da un nutrimento. Si sorge da una spaccatura.
E si portano impressi nell’animo e nella carne una Fame e una Ferita.
L’insaziabile Fame di Lui che grida in noi. La Ferita d’amore per noi che non finisce di guarire in Lui.
L’una e l’altra a richiamarti, senza sconti, al posto che ti è dato: servo insieme a «Colui che serve».
A dire la tua fame insieme a quella di ogni uomo, cercando insieme il Pane spezzato che dà la vita.
A consegnare i tuoi dolori insieme a quelli di ogni uomo, sperando la salvezza dal Cuore Ferito in cui nasce la vita.
Sono nato prete dalla frattura del Pane.
Dodici anni fa. I trentatré precedenti, solo una paziente gestazione.
Lo sento ogni volta che tengo tra le mani il Pane, ogni volta che avverto che è quel Pane a tenermi.
Non c’è giorno che abbia trascorso senza avvertire quella Fame e senza percepire il pulsare di quella Ferita.
Tra la fiducia e il travaglio. Tra la soddisfazione e il bisogno. Tra la solitudine e la compagnia. Tra la fragilità e la forza. Tra il peccato e la misericordia. Tra il desiderio e l’attesa.
Consolato e inquieto. Affamato e sazio.
Comunque, nell’unico “posto” in cui posso esistere.
Sui bordi di un Pane spezzato.