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Inizia la Settimana Santa e insieme agli articoli del blog del mese di marzo, vi lascio le parole che il Papa ci ha regalato lo scorso 27 marzo, nella sua solitaria preghiera in Piazza San Pietro.
Non trovo parole più adatte per augurarvi una Settimana Santa ricca di fede, di speranza e di amore, proprio dentro le circostanze così difficili che siamo chiamati ad affrontare.
Un caro saluto e buona Settimana Santa.
don Cristiano.
Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo ritrovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.
Non siamo autosufficienti, da soli affondiamo: abbiamo bisogno del Signore come gli antichi naviganti delle stelle. Invitiamo Gesù nelle barche delle nostre vite. Consegniamogli le nostre paure, perché Lui le vinca. Come i discepoli sperimenteremo che, con Lui a bordo, non si fa naufragio. Perché questa è la forza di Dio: volgere al bene tutto quello che ci capita, anche le cose brutte. Egli porta il sereno nelle nostre tempeste, perché con Dio la vita non muore mai. Il Signore ci interpella e, in mezzo alla nostra tempesta, ci invita a risvegliare e attivare la solidarietà e la speranza capaci di dare solidità, sostegno e significato a queste ore in cui tutto sembra naufragare. Il Signore si risveglia per risvegliare e ravvivare la nostra fede pasquale. Abbiamo un’ancora: nella sua croce siamo stati salvati. Abbiamo un timone: nella sua croce siamo stati riscattati. Abbiamo una speranza: nella sua croce siamo stati risanati e abbracciati affinché niente e nessuno ci separi dal suo amore redentore. In mezzo all’isolamento nel quale stiamo patendo la mancanza degli affetti e degli incontri, sperimentando la mancanza di tante cose, ascoltiamo ancora una volta l’annuncio che ci salva: è risorto e vive accanto a noi.
Abbracciare la sua croce significa trovare il coraggio di abbracciare tutte le contrarietà del tempo presente, abbandonando per un momento il nostro affanno di onnipotenza e di possesso per dare spazio alla creatività che solo lo Spirito è capace di suscitare. Significa trovare il coraggio di aprire spazi dove tutti possano sentirsi chiamati e permettere nuove forme di ospitalità, di fraternità e di solidarietà. Nella sua croce siamo stati salvati per accogliere la speranza e lasciare che sia essa a rafforzare e sostenere tutte le misure e le strade possibili che ci possono aiutare a custodirci e custodire. Abbracciare il Signore per abbracciare la speranza: ecco la forza della fede, che libera dalla paura e dà speranza. (Papa Francesco, 27 marzo 2020, Piazza San Pietro)
Ultimi articoli pubblicati.
Al Colmo dell’umano.
Il Cristo che entra a Gerusalemme cammina verso la Morte.
Che non sarebbe uomo davvero se insieme al nascere non vedesse il morire.
La Morte colma la misura della sua esperienza umana.
Più di così non si può, più in là non si va.
Umano al colmo.
Perché solo al colmo si può tracimare.—> LEGGI
«Fare Speranza». In mezzo alla tempesta.
Molti chiedono parole di Speranza.
Ma se non ho letto male il Vangelo, la Speranza cristiana, più che un discorso, è una vita donata per amore.La Speranza cristiana forse si dice, ma anzitutto si fa.
E io sono grato a chi, in questo tempo, col suo fare, “fa sperare”.
Che creda, o no.—> LEGGI
«Sapienza vo’ cercando». Pensieri d’emergenza.
La Sapienza si nutre di umanità, di realtà, di storia nelle quali si intreccia una parola che “viene dall’Alto”, per una vita che “rinasca dall’Alto”.
Ma senza l’umano, il reale, la storia non c’è Sapienza.
E a me pare che li si abbia proprio persi di vista.—> LEGGI
«Un varco nel recinto». Di samaritani e granelli di senape.
Se volete il Dio di Gesù Cristo lo trovate lì, dove un uomo o una donna stanno al capezzale di un altro, uomo o donna, senza domande, rischiando la vita, dando il tutto per tutto, affermando così – in modo così umano – che quella vita è degna di salvezza.
Quella cura è il «recinto sacro» per eccellenza, il più bell’«abito liturgico».
—> LEGGI
Il Volto della Gioia. Commento alla lettera ai Filippesi.
Durante la quinta settimana di Quaresima, ho proposto alla mia Comunità Pastorale di Lecco Centro cinque meditazioni a partire dal testo della Lettera di San Paolo ai Filippesi, come occasione di esercizio spirituale in vista della Pasqua. Metto a disposizione il video e i testi delle riflessioni.
«La Gioia che viene da Dio». La Lettera ai Filippesi (parte prima)
«La Gioia nella tribolazione». La Lettera ai Filippesi (parte seconda)
«Gioire e con-gioire». La Lettera ai Filippesi (parte terza)
«La Gioia di essere conquistati». La Lettera ai Filippesi (parte quarta)
«Gioite! Il Signore è vicino». La Lettera ai Filippesi (parte quinta)