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Pilato disse al Signore Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù». Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re.» (Gv 18, 33.36-37)
«Il fatto che milioni di uomini si siano nutriti del suo nome, che abbiano dipinto con oro il suo volto e fatto risuonare la sua parola sotto cupole di marmo, tutto questo non prova alcunché riguardo alla verità di quest'uomo.
Non si può prestar credito alla sua parola sulla base della potenza che ne è storicamente scaturita: la sua parola è vera solo in quanto disarmata. La sua potenza è di essere privo di potenza, nudo, debole, povero: messo a nudo dal suo amore, reso debole dal suo amore, fatto povero dal suo amore.
Questa è la figura del più grande re d'umanità, dell'unico sovrano che abbia chiamato i propri sudditi a uno a uno, con la voce sommessa della nutrice. Il mondo non poteva sentirlo. Il mondo sente solo quando c'è un po' di rumore o di potenza. L'amore è un re privo di potenza, dio è un uomo che cammina ben oltre il tramonto del giorno.
I quattro che descrivono il suo passaggio sostengono che, morto, si è rialzato dalla morte. E questo è indubbiamente il punto di rottura: questa storia che ha molti tratti della luce serena d'oriente assume qui una dimensione incomparabile. O ci si separa da quest'uomo su questo punto, e si fa di lui un sapiente come ce ne sono stati migliaia, pronti magari ad accordargli un titolo di principe.
Oppure lo si segue, e si è votati al silenzio, perché tutto ciò che si potrebbe dire è allora inudibile e folle. Inudibile perché folle. L'uomo che cammina è quel folle che pensa che si possa assaporare una vita così abbondante da inghiottire perfino la morte.
Coloro che ne seguono le orme e credono che si possa restare eternamente vivi nella trasparenza di una parola d'amore, senza mai smarrire respiro, costoro, nella misura in cui sentono quel che dicono, sono forzatamente considerati matti. Quello che sostengono è inaccettabile. La loro parola è folle e tuttavia cosa valgono altre parole, tutte le altre parole pronunciate dalla notte dei secoli? Cos'è parlare? Cos'è amare? Come credere e come non credere?
Forse non abbiamo mai avuto altra scelta che tra una parola folle e una parola vana.» [C. Bobin, L'uomo che cammina]
Se dunque sei tra i folli che intendono cercarLo e seguirLo ricorda: l'abito del Re è la nudità, il modo del Re è la debolezza, l'odore del Re è la povertà.
E se vuoi da ora e per sempre entrare nel Suo Regno ricorda: non hai altro abito, altro modo altro, odore da procurarti che questi.
Il che vuol dire che il Regno è gratis e senza dubbio alla portata di tutti.
Gli unici a rischiare di restare fuori saranno, forse, gli increduli che vorranno a tutti i costi pagarsi l'ingresso, convinti - per qualche buona azione e una sedicente irreprensibilità - di poterselo permettere.