«Il Dono». Gesù, la donna samaritana e il Gratuito.
Omelia della Seconda di Quaresima
Gli adoratori in spirito e verità sono quelli che vedono l’amore del Padre che dona il Figlio, del Figlio che si dona per amore del Padre e degli uomini, dello Spirito che viene donato a coloro che faranno dono di un cuore accogliente.
Al cuore del Vangelo c’è la logica del dono, annunciata come stile divino e come destino dell’uomo.
Il Signore Gesù giunse a una città della Samaria chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani. Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». (Giovanni 4, 5-26)
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I problemi cominciano quando si incrina la meraviglia del dono.
Quando incominciano ad innescarsi le logiche commerciali, utilitaristiche o funzionali come registro unico della vita.
Ti amo perché… Ti perdono se… La fiducia va meritata… Nella vita le cose bisogna guadagnarsele… Se fai il bravo ti prometto che… Se mi vuoi davvero bene devi… Con tutto quello che ho fatto per te…
Tutto finisce con l’essere una trattativa, perché rotto il concetto di dono, tutto è sotto sospetto.
Eppure la nostra vita esiste e procede all'interno di una dinamica di gratuità, non di merito, non di causa-effetto, non di accordi salariali.
Gratuità non intesa banalmente come opposto del do-ut-des, come rinuncia del contraccambio o di qualsiasi tipo di ricompensa.
Nemmeno come negazione della reciprocità nella relazione.
Ancora meno come rimozione del concetto di utilità.
Piuttosto come: presa di iniziativa "irragionevole", come affermazione dell'altro nel suo esistere come un valore in quanto tale.
L’amore che dice, senza bisogno di giustificazioni: «Tu sei un bene, una cosa buona e preziosa, un necessario alla bellezza del mondo».
Il dono è l’esperienza necessaria, una vera necessità esistenziale. L'uomo ha bisogno della logica del dono. L'uomo ha bisogno della logica della gratuità come "principio vitale". Il senso dell’esistenza è il volto di un altro che dice il tuo nome solo perché lo ama.
L'uomo chiede di essere dissetato nel suo bisogno di relazione da un'esperienza in cui si sente messo al mondo ma senza merito né giustificazione, solo per volontà.
Ha bisogno di riascoltare continuamente il suo nome pronunciato "senza ragione", di sentire che c'è una Volontà che afferma il suo esistere.
Nell’incontro di Gesù con la Samaritana emerge in modo chiarissimo il tema del dono e della gratuità.
Non solo per le parole di Gesù che lo mette sul tavolo, ma anche per il “setting” dell’incontro che Giovanni costruisce.
L’incontro al pozzo con la fortissima simbolica nuziale.
L’immagine dell’acqua con tutto il suo portato di gratuità.
Lo scambio di reciproca ospitalità che tra i due avviene.
La promessa e la richiesta di un senza misura e senza condizioni da parte di Gesù e della donna.
Gli adoratori in spirito e verità sono quelli che vedono l’amore del Padre che dona il Figlio, del Figlio che si dona per amore del Padre e degli uomini, dello Spirito che viene donato a coloro che faranno dono di un cuore accogliente.
Al cuore del Vangelo c’è la logica del dono, annunciata come stile divino e come destino dell’uomo.
Chi la rifugge, chi la nega, chi la perverte si allontana dall’adorare il Padre in spirito e verità.
Cercarla, accettarla, favorirla cambia la vita.
E quando cambia la nostra vita è il mondo che cambia.