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«Gesù, che scandalo!». L’imprevisto del Vangelo.
Omelia della Terza Domenica d’Avvento
Ci inciampa anche il Battista. Che Cristo è un imprevisto. È il meccanismo che si inceppa, il conto che non torna. È la nota dissonante, il difetto alla simmetria. È l’intruso inaspettato, il volto dello sconosciuto.
Giovanni fu informato dai suoi discepoli di tutte queste cose. Chiamati quindi due di loro, Giovanni li mandò a dire al Signore: «Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?». Venuti da lui, quegli uomini dissero: «Giovanni il Battista ci ha mandati da te per domandarti: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”». In quello stesso momento Gesù guarì molti da malattie, da infermità, da spiriti cattivi e donò la vista a molti ciechi. Poi diede loro questa risposta: «Andate e riferite a Giovanni ciò che avete visto e udito: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati, i sordi odono, i morti risuscitano, ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo!». (Luca 7, 18-23)
Gesù, che scandalo!
Ci inciampa anche il Battista.
Che Cristo è un imprevisto.
È il meccanismo che si inceppa, il conto che non torna.
È la nota dissonante, il difetto alla simmetria.
È l’intruso inaspettato, il volto dello sconosciuto.
Viene come un turbamento che scopri all’improvviso.
L’hai avuto vicino. Ne hai saputo il nome. Ne hai appreso le idee.
L’hai familiarizzato e addomesticato. Come un vicino di casa, come un animale da compagnia.
Ma un giorno come un altro la superficie si increspa.
Di quelle vite che scorrono come un orologio, di quelle altre che non sia mai che si scompongono.
Della dottrina che impacchetta Dio, della morale che ingessa la coscienza.
Delle scelte di compromesso, delle decisioni accomodanti.
Cristo emerge come un’inquietudine.
Prende la forma del dubbio e della sicurezza che si incrina.
Sbuca dentro l’imbarazzo di una domanda, si scopre nell’appannarsi della logica ferrea.
Sei tu? Sei davvero tu?
Una spallata, e faccia a terra. Caduti dall’alto di una fede un po’ arrogante. Rovinati giù da un’incredulità quasi prepotente.
Lì si sente ciò che si è. Polvere da polvere.
Fatti di strada per restare in strada.
Cristo è uno scandalo. La pietra dell’inciampo.
L’incontro con Lui è sempre una caduta a terra.
La riscoperta che il nostro destino è la strada. Siamo un sentiero, una via da tracciare, un cammino da aprire.
Contro le vetrate del costante stabilirci, costruire, arroccarci.
Contro i cristalli dell’accanito accumulare, confinare, accomodarsi.
Contro gli specchi dell’inesausto distinguersi, difendersi, separarsi.
Contro le lenti del mortale emarginare, diffidare, condannare.
Cristo è il sasso scagliato.
Beato chi?
Inciampa anche il Battista e non v’è tra i nati di donna uno più grande di lui.
Beato chi? Beato chi inciampa in Lui e si rialza.
Perché la pietra che è Cristo non schiaccia, non ferisce, non uccide. Ma edifica, fortifica, vivifica.
Beato colui che rovina a terra nell’incontro con Lui.
Ma ha poi il coraggio di aggrapparsi a quella mano.
La mano di Chi ha visto il sepolcro e ne è uscito vivo.
La mano di Chi sa cos’è la morte e vuole solo la vita. Beato chi non rimane scandalizzato da Cristo. Ma cade e si rialza in Lui. Nuovo, vivo più di prima.