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«Innamorato sempre di più». Il Padre che trova tesori e cerca perle.
Settima Domenica dopo il Martirio del Precursore
Il Signore Gesù disse: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra. Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche». (Mt 13, 44-52)
ASCOLTA L'OMELIA
Il Regno dei cieli è la paternità di Dio all’opera nel mondo.
Una forza che agisce per il bene, il bello, il buono. Che crea armonia, consolazione, riconciliazione. Che solleva gli afflitti, cura i feriti, perdona i peccatori. Che chiama a collaborare per la giustizia, la pace, la solidarietà.
Il Regno dei cieli è la Pasqua di Gesù che mette vita dove c’è la morte, salvezza dove non c’è più alcuna speranza. Che va in cerca di chi si trova in un vicolo cieco per sfondarlo e aprire una strada nuova.
Per questo è simile non tanto al tesoro o alla perla, bensì a uno che cerca o trova il tesoro o la perla, ne riconosce il valore e si dedica anima e corpo alla sua custodia e alla sua valorizzazione, trovandovi il senso della propria esistenza.
Le parabole del Regno raccontano anzitutto un tratto del volto di Dio e del suo modo particolare di esserci Padre. Nel racconto del tesoro e della perla ci viene anzitutto rivelata la paternità di Dio come il dedicarsi totale di un innamorato all’oggetto del suo amore. Dio Padre è un appassionato dell’umanità che ad essa si dedica anima e corpo.
Solo in seconda battuta sono anche uno stile da assumere e il modo pieno di vivere la fede nel Vangelo. Perché non si ha modo migliore di credere che quello di “diventare ciò che si crede”.
Nella propensione che abbiamo ad innamorarci, ad appassionarci, a farci conquistare e sequestrare totalmente da un volto, da un ideale, da un progetto, da una causa si rivela in noi un tratto del Padre, si fa vicino un pezzo del Regno di Dio.
Dedicarsi al bene di qualcuno o qualcosa è «entrare nel Regno dei cieli», perché, in quel modo, “governiamo” la nostra vita come lo fa il Padre: con lo slancio totalizzante dell’innamorato.
Portiamo in noi la somiglianza di Dio e non siamo chiamati ad altro che ad apprezzarla, amarla, servirla.