

Discover more from La Bottega del Vasaio
Il terzo che scende da Gerusalemme a Gerico è un samaritano.
Allo scriba che discute con Gesù si accappona la pelle solo a sentirlo.
Per il disgraziato malmenato non c'è speranza: morirà così, senza Dio.
Perché non può esserci Dio nel Samaritano.
Che salvezza può arrivare da chi rifiuta il Tempio, come i samaritani?
Dio abita il «recinto sacro» e chi è fuori dal recinto è nemico di Dio.
Il sacerdote, il levita, il «sacro recinto» di passaggio non si è fermato.
Gli uomini di Dio tengono le distanze. Ci sarà un motivo.
Il malcapitato se lo sarà meritato. Sarà un peccatore e Dio, giustamente, lo ha abbandonato.
Doveva per forza essere un malvagio, oppure un cane pagano, un maledetto su cui l'ira divina ha solo fatto giustizia.
Bene che gli capiti un samaritano allora. Da lì nessuna salvezza. Giustizia è fatta.
D'altronde Dio lo si conosce, ha confini definiti, ha rappresentanti precisi, ha regole ben scritte.
La sua misericordia è una somma algebrica, la sua giustizia è un pareggio di bilancio, la sua provvidenza è contingentata, il suo volto è uno sportello a pagamento.
Dio non sta certo nel samaritano e quell'uomo ferito morirà senza Dio.
Ma il velo del Tempio si squarcia e Gesù racconta ciò che «non si può sentire» e mostra quel che «non si vuol vedere».
Dal samaritano sgorga una sorgente fresca, non di semplice pietà umana, ma di vera Compassione divina.
Il samaritano di Gesù ha «viscere di compassione» come quelle di Dio.
La vita di quell'uomo è salva, non anzitutto perché guarisce, ma perché sta tra le mani e nel grembo della Compassione di Dio.
Arrivate dal «non sacro» per eccellenza.
Fuori dal Tempio, senza l'abito liturgico, lontano dalle regole della purezza, via dai sentieri della santità clericale.
Un uomo - il più lontano da Dio - al capezzale di un altro uomo che non importa se creda o meno in un Dio.
E il capolavoro finale: la consegna a un albergatore, come a dire "un poco di buono", uno che violava il sacro dell'ospitalità facendola pagare.
Al «recinto sacro» nemmeno le briciole.
Se cercate il Dio di Gesù Cristo lo trovate lì, dove un uomo o una donna stanno al capezzale di un altro uomo o donna, senza domande, rischiando la vita, dando il tutto per tutto, affermando così - in modo così umano - che quella vita è degna di salvezza.
Quella cura è il «recinto sacro» per eccellenza, il più bell'«abito liturgico».
Basta una parola o un gesto di Compassione, un'intenzione buona sulla vita dell'altro perché si apra la porta della Salvezza.
Questa è la potenza della fraternità del Vangelo e il Cristo l'ha annunciato: «Miei fratelli e sorelle, padri e madri, figli e figlie sono coloro che compiono la volontà del Padre mio».
C'è forse altra volontà del Padre di Gesù Cristo che non sia la Vita, questa e quella che ci attende?
Ci sono mani che curano, occhi che offrono misericordia, braccia che sostengono.
Ben oltre il dovuto, molto al di là perfino del "giusto".
Uomini e donne che si fanno madri e padri, fratelli e sorelle, figli e figlie.
Perché quelli veri, purtroppo e con infinito dolore, sono lontani.
E il vestito non conta che sia da credente.
Basta che sia quello della Cura. Le parole quelle della Compassione, i gesti quelli buoni a Salvare una vita.
Voi ditemi se anche tutto questo non è un Sacramento.
E poi ci sono altre mani che quotidianamente lavorano al meglio perché un paese possa continuare a vivere.
Uomini e donne che si fanno vicini come possono a chi è solo, altri che cercano di sollevare il morale di chi è spaventato, altri che consolano chi affronta il lutto.
E poi ancora chi mette a disposizione le proprie competenze gratuitamente, chi offre denaro, chi dona materiale, chi regala servizi.
Tanti anonimi, senza una casacca, senza "religione".
Per carità, c'è pure chi tutto questo non lo fa. Ma si sa che su tre che passano, è uno solo a fermarsi.
I «recinti sacri» ufficiali sono vuoti.
Ma la Compassione di Dio continua anonimamente a splendere.
Si sono spente le luci dei riti e delle mille attività che ci accecavano.
Si sono rotti gli specchi clericali in cui volentieri ci guardavamo cercando esclusive somiglianze divine.
Si sono abbassate le voci che si levavano a dire i contorni del divino.
Ma la volontà di Salvezza di Dio continua a manifestarsi.
Ed è in ciò che «non si può sentire» e in quel che «non si vuol vedere».
Io, che insieme a tanti preti e laici facevo un gran baccano religioso, sono fermo.
Butto lì qualcosa, mi arrabatto, lotto con il senso di impotenza.
Ma è vero: sono fermo. E come me tantissimi.
Intanto il Padre opera.
Non so bene tutto questo cosa voglia dire.
Ma certamente è finito qualcosa.
E non è il Regno di Dio.
«Il Regno di Dio è simile a un granello di senape...».
Si è aperto un varco, come già nel sepolcro.
Arriva Pasqua.
Oh, sì.
Arriva.